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La crisi del III secolo Diocleziano e Costantino Tramonto dell'Impero Romano d'Occidente

Tramonto dell'Impero Romano d'Occidente

Alla sua morte Costantino, cercò di dividere l'impero in più parti, assegnando tra figli e nipoti i vari territori. Questo portò ad una tale confusione e conflitto di interessi, che solo nel 340 si riesce a riorganizzare l'impero, suddividendolo in impero romano d'occidente assegnato a Costante figlio di Costantino e impero romano d'oriente affidato al figlio Costanzo II.

L'impero d'occidente è però ormai un concentrato di rivolte e confini difficilmente governabili, soprattutto in Gallia, dove tra l'altro si tenta un colpo di stato che porta al potere un ufficiale barbaro di nome Magnenzio, spodestando Costante che rimane ucciso dall'inattesa rivolta.

Magnenzio è sconfitto da CostanzoII solo nel 353. La Gallia è sicuramente la provincia più pericolosa, tanto che lo stesso Costanzo II, è costretto ad inviare in questa regione Flavio Giuliano, che sarà chiamato "l'apostata", per ristabilire la situazione militare. Giuliano era della convinzione che il cristianesimo fosse una piaga per l'impero, da qui l'epiteto spregiativo dell'Apostata, e nonostante avesse ricevuto un insegnamento cristiano, puntò negli anni del suo regno a ravvivare la religione pagana, prendendo tra l'altro la dura decisione di escludere i cristiani dall'insegnamento. Dopo lo scoppio di una nuova rivolta nelle Gallie, Giuliano si proclamerà imperatore, intraprendendo una marcia verso Costantinopoli, dove morto nel frattempo Costanzo II, entrerà nel 316. Giuliano cerca di risollevare le sorti dell'impero, sognando i fasti di un tempo ormai passato, ma tutti i suoi tentativi si dimostreranno anacronistici, e falliranno definitivamente alla sua morte nel 363.

Alla morte di Giuliano, i soldati elessero come imperatore un ufficiale cristiano, Gioviano (363-364 d.C.), che morì velocemente per via di una grave malattia, facendo quantomeno in tempo ad abrogare le disposizioni anti-cristiane di Giuliano.

Come successore di Gioviano fu eletto Flavio Valentiniano (364-375 d.C), che volle accanto a lui al potere il fratello Flavio Valente (364-378 d.C.) cui fu affidata la parte orientale dell'impero. Durante il regno di Valentiniano e di Valente, si fecero sempre più insistenti le rivolte nel territorio imperiale per via del crescente malumore nelle province romane. Ma il problema più gravoso era sicuramente rappresentato dalle invasioni barbariche che dal 370 cominciarono a prendere il sopravvento.

Gli Unni infatti provenienti dall'Asia orientale, sbaragliarono gli Ostrogoti, abbattendosi quindi sui Visigoti costretti alla fuga. I Visigoti braccati chiesero rifugio e protezione a Valente a sud del Danubio. Valente concesse ospitalità ai Visigoti, promettendogli anche mezzi di sostentamento, in cambio della difesa dei territori in qualità di alleati. Il problema nacque nel momento in cui Valente non riuscì ad assicurare i mezzi promessi ai Visigoti, i quali iniziarono di conseguenza a saccheggiare la Tracia, abbattendo anche le truppe inviate contro di loro. Fu lo stesso Valente allora che decise di affrontare sul campo i Visigoti, subendo però una durissima sconfitta nei pressi di Adrianopoli nel 378 d.C., che gli costò anche la vita.

Contemporaneamente Graziano (375-383 d.C.), succeduto nel frattempo a Valentiniano, non poté intervenire perché impegnato a fronteggiare un'invasione degli Alemanni. Contro i Visigoti fu dunque inviato Teodosio, un valoroso generale, che con un esercito rimediato e organizzato velocemente, riuscì a sconfiggerli con una serie di piccole battaglie che li costrinse ad insediarsi nell'impero in qualità di alleati (foederati). Graziano enormemente grato a Teodosio, conferì al generale il titolo di Augusto, affidandogli la prefettura orientale dell'impero nel 379 d.C.

Teodosio è considerato a buon ragione l'ultimo grande imperatore, in grado di riorganizzare l'impero, sistemando i Visigoti in Macedonia e gli Ostrogoti in Pannonia. Inoltre è durante l'impero di Graziano e Teodosio che il cristianesimo diventa finalmente la religione ufficiale di stato, con il riconoscimento del primato disciplinare del vescovo di Roma e la messa al bando del paganesimo.

Nel 383 Graziano è però vittima di una congiura guidata da Massimo che solleva la Gallia e la Britannia. Anche in questa situazione Teodosio riesce a riportare la calma grazie ad un suo intervento in soccorso di Valentiniano II, che sconfigge Massimo ad Acquileia nel 338 d.C. I problemi non erano però finiti, tanto che si scatenò un ultimo e disperato tentativo del mondo pagano. Nel 392 infatti Arbogaste si sbarazzò di Valentiniano II, accanito persecutore dei pagani, proclamando al suo posto Flavio Eugenio (392-394 d.C.).

In oriente intanto Teodosio vietò anche la celebrazione degli antichi culti pagani, e condusse una spedizione punitiva contro Eugenio sconfitto e decapitato nel 394. L'impero fu dunque ancora una volta riunito nel nome di un unico imperatore, ma nel 395 Teodosio morì per cause naturali e i territori furono nuovamente suddivisi tra i suoi figli; a Onorio l'occidente sotto la tutela del barbaro romanizzato Stilicone e a Arcadio l'oriente sotto la tutela del bizantino Rufino.

Silicone dimostrò ben presto di essere un capace governante e un valoroso guerriero, sul modello degli antichi imperatori romani. In un decennio governò sapientemente sia dal punto di vista amministrativo e sia da quello militare, sconfiggendo Alarico costretto a ritirarsi nel Peloponneso, liberando Milano dall'assedio dei Goti, sconfiggendo ancora Alarico a Verona nel 403 e Radagaiso a Fiesole nel 406.

Sono questi gli anni in cui la capitale dell'impero si sposta da Roma a Ravenna più difendibile e più controllabile. Purtroppo Stilicone viene ingiustamente accusato di una sorta di alleanza con Alarico, e viene ucciso in una congiura ordita dalle milizie romane nel 408 a Ravenna.

Alarico ha così il via libera verso Roma che subisce il primo saccheggio della sua storia nel 410 d.C.

Si è ormai dato il via alla barbarizzazione dell'impero (395-476 d.C.), la sorella dell'imperatore Galla Placida usata come bottino di guerra, sposerà infatti nel 414 Ataulfo successore di Alarico. Dopo solo un anno Ataulfo muore e la giovane principessa sposa allora Costanzo scelto per guidare l'impero d'occidente insieme con Onorio. Nel 412 morirà anche Onorio, e Galla Placida sarà costretta a guidare l'impero in attesa della maturazione del figlio Valentiniano III. Al suo fianco viene scelto un altro barbaro; Ezio che dal 433 è il vero arbitro dell'impero.

È un periodo burrascoso per le sorti di Roma: i Vandali di Genserico hanno conquistato la costa africana, gli Unni si sono stabiliti in Gallia e Attila decide di ritirarsi solo grazie all'intervento di Papa Leone I nel 453. Nel 454 Ezio muore per mano di Valentiniano III che lo accusa di puntare al trono, ma un anno dopo anche Valentiniano III sarà ucciso. In questa incredibile confusione politica Genserico con i suoi Vandali, arriva facilmente a Roma che viene saccheggiata per la seconda volta nel 456 d.C.

Roma è ormai senza difese e nel 472, subisce il terzo saccheggio ad opera di Ricimero, generale barbaro insediatosi a Ravenna e alleato con i Vandali.

Roma è da più di un secolo abbandonata, la popolazione soffre la fame, eppure la città è ancora bellissima e ambitissima dai barbari.

L'impero d'occidente ormai si è sfaldato completamente e dopo Valentiniano seguì un ventennio in cui si avvicendarono una serie di imperatori controllati di fatto da generali di origine barbariche. L'ultimo imperatore legittimo è Giulio Nepote che nel 475 d.C. viene allontanato da Oreste, un ufficiale romano a capo di una banda barbarica, che pone sul trono il figlio Romolo Augustolo, il quale però già l'anno successivo (476 d.C.) è spodestato dal capo barbarico Odoacre che lo inviò in esilio in Campania. Odoacre non cercò comunque di attribuirsi i titoli imperiali, ma inviò anzi le insegne imperiali all'augusto d'oriente Zenone (474-491 d.C.). Questo gesto indicava che Costantinopoli doveva essere l'unica capitale dell'impero nuovamente unito nel nome dell'unico augusto legittimo, Zenone. In occidente Odoacre si proponeva come semplice rappresentante del potere di Zenone. Era questa una buona iniziativa per riorganizzare l'impero ma solo formalmente. L'occidente era ormai abbandonato a se stesso, e in province come Gallia, Spagna, Africa e anche nella stesa Italia si andavano ormai creando regni indipendenti definiti "romano-barbarici".

Erano infatti territori che conservavano l'organizzazione romana, ma erano ormai dominati dai barbari. I principali regni romano-barbarici furono il regno dei Franchi in Gallia, il regno dei Visigoti in Spagna, il regno dei Vandali in Africa e il regno di Odoacre in Italia.

L'impero romano d'occidente di fatto non esiste più, ed è proprio con la sua caduta che simbolicamente si passa dall'età antica a quella medievale.

Mentre l'impero romano d'occidente dal 476 formalmente, ma in realtà già da tempo, non esiste più, l'impero romano d'oriente riuscendo a respingere le invasioni barbariche, si assicura una vita di molti secoli più lunga. A Bisanzio la civiltà romana si è ormai profondamente integrata con la cultura ellenistica, l'esercito è forte e solido, è presente una valida flotta, ci sono ottime condizioni economiche e l'imperatore può inoltre contare sull'unità della sua Chiesa che controlla direttamente. Gli imperatori inoltre si ritenevano depositari dell'autorità imperiale anche per l'occidente, ed ogni potere legittimo fu considerato solo se faceva capo a lui. La solidità orientale sì riflesse comunque anche sull'occidente, il quale almeno sul fronte orientale poté ritenersi al sicuro dalle invasioni barbariche e in seguito anche da quelle degli Arabi. La prosperità in occidente sarà però recuperata solo attraverso un periodo buio come l'alto medioevo, dove la fisionomia dei fragili regni romano-barbarici, darà progressivamente vita alla conformazione degli stati europei.

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