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Introduzione all'ipnosi: cosa è e cosa non è (secondo Massimo Polidoro)

a cura di Alberto Rossignoli

Ipnosi

Da molte parti se ne parla, ma la nozione comune che si ha dell'ipnosi è che riduca gli esseri umani a delle bambole inerti e prive di volontà. Cerchiamo di vederci chiaro, anzitutto facendoci illuminare dalle parole del professor Graham Wagstaff, psicologo all'Università di Liverpool. Egli asserisce che, se si effettua una misurazione mediante elettroencefalogramma ad un soggetto ipnotizzato, si scopre che è molto simile a quello di una persona in stato di veglia e di rilassamento: non vi è, pertanto, alcuno stato alterato di coscienza. Sempre secondo il professor Wagstaff, l'ipnosi sarebbe una forma di interazione sociale tra due persone, in cui una chiede all'altra di assumere un certo comportamento e l'altra obbedisce perché, in quelle circostanze, si sente di farlo, senza che vi sia alcuna paventata manipolazione della coscienza individuale. Secondo il dottor Giampiero Mosconi, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione di medicina italiana per lo studio dell'ipnosi (Amisi), la volontà umana non può essere annientata (ne siamo certi?) e l'ipnosi ha successo solo se si verificano determinate condizioni, la prima e la più importante delle quali è che il soggetto acconsenta pienamente al procedimento ipnotico. C'è da dire che, in ambito medico, l'ipnosi ha registrato e continua a registrare successi nella terapia contro ansia, depressione e i vari conseguenti disturbi psicosomatici; tuttavia, ha successo solo se il paziente è intimamente e profondamente motivato, oltre che consenziente, poiché, altrimenti, si rivela totalmente inutile. Ma cosa accade, nello specifico, durante una tipica seduta di ipnosi? Il soggetto è invitato a fissare un piccolo oggetto, un punto sul muro, una matita, o quant'altro, mentre l'ipnotizzatore ripete dolcemente tutta una serie di parole che hanno lo scopo di favorire una condizione di rilassamento e di concentrazione. Perché questo? Poiché il rilassamento rende la persona più facilmente suggestionabile in quanto le sue capacità critiche e di verifica calano, pur senza venir effettivamente annullate: sempre secondo quanto asserito dal dottor Mosconi, il soggetto si trova in una condizione che sta a metà tra il dormiveglia e il cosiddetto "incantamento", quello, per intenderci, in cui spesso cadono i bambini quando sono distratti, che corrisponde ad uno stato di chiusura agli stimoli esterni e, al contempo, di apertura a quelli interni. Giunti a questa condizione, l'ipnotizzatore fornisce i suoi suggerimenti ipnotici. Pertanto, come possiamo capire, non è assolutamente possibile ipnotizzare una persona su due piedi: l'operazione richiede tempo e tranquillità e non può svolgersi come vediamo in certi show televisivi. Come spiega il dottor Michael Heap, psicologo presso il dipartimento di Psichiatria dell'Università di Sheffield, gli "ipnotizzatori da palcoscenico" (come giustamente li addita) non sono altro che abili uomini di spettacolo, i quali si servono spesso e volentieri di complici e utilizzano per lo più trucchi ben noti ai prestigiatori. In genere, approfittano della disponibilità (oltre che dell'esibizionismo) degli stessi volontari. Negli anni Sessanta, andavano di modo romanzi e pellicole in cui servizi segreti di vari paesi, più spesso sovietici e statunitensi, rendevano degli assassini persone assolutamente normali. Secondo il dottor Heap, ciò non sarebbe possibile (ne siamo certi?), in quanto, sotto ipnosi, i soggetti non sono più ubbidienti di quanto lo siano altrimenti. Infatti, secondo il dottor Mosconi, l'ipnosi non va ad intaccare l'impianto morale del soggetto e non lo costringe a fare quel che non vuole fare. E non esiterebbero neppure fluidi magnetici, come riteneva il medico viennese dottor Franz Anton Mesmer.

Riguardo all'aspetto delle rapine compiute, o così pare, utilizzando tecniche ipnotiche sui malcapitati, il dottor Heap è categorico nell'affermare che l'ipnosi non possiede la capacità di indurre qualcuno a consegnare del denaro: devono essere altri i fattori che entrano in gioco nella questione, come, ad esempio, la paura che prova la vittima, oppure la convinzione che il rapinatore possa in fondo avere intenzioni benevole o, comunque, una situazione di confusione. Una cosa è tuttavia da sottolineare: soltanto in Italia si sente parlare di rapine compiute con l'ipnosi. Come si può spiegare questo fatto? Secondo il dottor Mosconi, c'è differenza tra "ipnosi" e "suggestione": questi presunti rapinatori sarebbero dei professionisti della seconda, la quale consisterebbe nell'indurre una confusione mentale che andrebbe a colpire i processi logici in particolare di persone dalla non forte volontà, piuttosto che della prima. Naturalmente vi sono altre posizioni e altri punti di vista in merito alla questione "ipnosi": è chiaro che questo piccolo articolo non pretende affatto di risolverli tutti; la questione sarà ampliata in altri prossimi articoli.

Fonti:

Focus, n. 111, gennaio 2002; Massimo Polidoro, A me gli occhi

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