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Patience Worth

a cura di Alberto Rossignoli

Worth

12 agosto 1912. St. Louis, Missouri. Due donne, Emily Grant Hutchings e Pearl Curran, stanno sperimentando con una "ouija board" , quando ad un certo punto la tavoletta inizia a spostarsi, componendo tuttavia espressioni senza senso; malgrado lo scetticismo dell'amica, la signora Hutchings decise di continuare e la cosa andò avanti per ben dieci mesi fino a che, il 13 giugno 1912, la tavoletta aveva composto più volte la parola PAT e, successivamente, queste frasi: "Oh, perché dispiacerti del tuo cuore d'acciaio? Questo petto non è che la sua madre adottiva, il mondo è la sua culla e l'amata dimora la sua tomba". Che significava? Nello stesso pomeriggio, la tavoletta dettò altre frasi enigmatiche e poetiche. Il 2 luglio 1913, la tavoletta aveva seguitato a dettare frasi dal tenore poetico, muovendosi altresì con notevole velocità; sempre nel corso della stessa seduta, dopo alcune frasi poetiche, giunse una rivelazione:" Tutti quelli che sono venuti alla vostra chiamata ora sono qui e, mentre la Luna scende, dedicate loro e alla loro dimora una canzone spirituale, come a degli spiriti amici, affinché fra voi e loro si instauri un'amabile fratellanza. Non vedete che questo altro non è che un viaggio?"; quando le sue sperimentatrici chiesero lumi circa il significato di quelle parole, fu loro risposto che "al di là del velo" tutto si sarebbe fatto più chiaro: personalmente, non posso che pensare al "velo di Maia" di Schopenhauer. Chiesero dunque il nome dell'entità ed essa, momentaneamente, si rifiutò di fornirlo, asserendo, non a torto, che uno spirito non poteva essere definito e delineato da un semplice nome; tuttavia, in una seduta successiva, rivelò di chiamarsi Patience Worth. Dall'analisi dei suoi messaggi, si rilevò che l'entità amava esprimersi tramite sentenze poetiche e aforismi; usava un modo di esprimersi arguto, arcaico e velato di saggezza: tutto ciò rendeva i suoi messaggi di non facile interpretazione. Si notò, in particolare, che all'entità non piaceva la signora Pollard, la madre della Curran, presente talvolta alle sedute. Successivamente, dopo aver mostrato qualità profetiche (ad esempio indovinando il contenuto di alcuni regali di Natale), Patience Worth iniziò a narrare alcuni particolari della sua (ultima?) vita terrena. Era una giovine di religione quacchera, nata nel 1649 o nel 1694 nel Dorset. Condusse una vita di duro lavoro in una fattoria (poiché la famiglia si era trasferita in America, ove fu trucidata dai Pellerossa). A quanto pare, dalle sperimentazioni venne fuori la sua tendenza ad essere piuttosto ciarliera e a narrare poemi incompiuti e involuti, oscuri. Nel 1915, la Worth divenne un caso letterario: Kaspar Yost, redattore del supplemento domenicale del "St. Louis Globe-Democrat" , pubblicò una serie di articoli dedicati a lei, no segnalando (accortamente) le fonti delle sue informazioni. Dall'interesse suscitato per i suoi scritti, Yost si sentì incoraggiato a proseguire per scrivere un libro. Un altro giornalista, concittadino di Yost, William Marion Reedy, direttore del "Reedy's Mirror" , volle approfondire la ricerca, in particolare chiedendo (e ottenendo) di prendere parte ad alcune sedute.

Nel frattempo, l'entità seguitava ad inviare messaggi sempre più corposi, veri e propri poemi e racconti, tipo "Telka" , "La storia triste" (ambientato all'epoca di Gesù), "La speranza del vero sangue" . Uno studioso di fenomeni paranormali, tale Arthur Delroy, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a St. Louis sul caso "Worth" , osservò che le informazioni ottenute mediante la tavoletta "Oui-Ja" (sulla cui pericolosità, peraltro, coma ho avuto modo di osservare, sono state raccolte diverse testimonianze e teorie) equivalevano alle informazioni ottenute mediante tiptologia e screditò pubblicamente l'opera della medium, la signora Curran. L'entità ne fu piuttosto contrariata e rispose:"Sciocco è colui che infrange il liuto e intona un canto stonato, mentre la mano del saggio fa di tutto per aiutarlo", al che lo stesso Delroy ribattè:"No, mi avete posto nel novero dei nobili, ma io non sono il saggio uomo d'oriente che ha la pretesa di dover dire sempre l'ultima parola; io attendo con pace e pazienza, fino alla milionesima parola di Patience…". Non si conosce la risposta dell'entità. Nel novembre 1915, i Curran decisero di trasferirsi sulla East Coast, ove il caso "Patience Worth" era assai noto, portandosi naturalmente la preziosa tavoletta spiritica. Interrogato circa l'entità e i suoi messaggi, l'emerito psicologo Morton Prince trovò alquanto assurda e irritante la verbosità della Worth, come ebbe modo di rilevare dalla sua partecipazione alle sedute. Così lo studioso ritenne che, genuina o no che fosse, di certo l'entità risultava, per la sua evasività, esser solo una perdita di tempo, in quanto risposte precise non ne forniva. Decise così di ipnotizzare la signora Curran, cosa che lei rifiutò, dichiarando Prince un ricercatore inesperto. Inutile dire che tra lo psicologo e la Curran vi fu un acceso scambio di parole. Dopo questa spiacevole ( ma, chissà, forse utile a smuovere ulteriormente le acque e mobilitare ancor di più l'opinione pubblica sul caso?) esperienza, i Curran passarono a New York, ove Patience Worth fu presentata all'editore Henry Holt, il quale fu impressionato dalla retorica dell'entità, tanto che, nel 1916, diede alle stampe il libro di Kaspar Yolt dal titolo "Patience Worth - A Psychic Mystery" , ben accolto dal pubblico. Tutto sommato, la critica aveva accolto favorevolmente la figura, la retorica e i messaggi di Patience Worth, tuttavia non mancavano le voci fuori dal coro, ad esempio quella del professor James Hyslop, della Società Americana per la Ricerca Psichica, il quale, accusando la totale mancanza di attestazioni di ordine scientifico, definì il caso niente meno che una truffa.

Nel giugno 1917, nonostante ciò, Holt pubblicò "La storia triste" , opera di Patience Worth già precedentemente citata, che divise la critica in due. Ad ogni modo, sta di fatto che, dall'analisi dell'opera, si rileva una discreta conoscenza della romanità classica, cosa che la signora Curran asseriva di non aver mai posseduto. Yost, tuttavia, va preso con le molle, in quanto era certamente interessato, dal momento che aveva scoperto e reso pubblico il caso "Patience Worth". Nell'agosto 1916, quando "La storia triste" era ancora in fase di dettatura, lo spirito della Worth aveva preannunciato che le sue opere avrebbero fruttato una buona somma di denaro, da destinare ad una misteriosa bambina che i Curran avrebbero dovuto adottare: quella bimba sarebbe stata anche la figlia di Patience. Fatalità, una vedova loro vicina che aveva perso il marito in un incidente presso il mulino, aveva reso nota la sua intenzione di cedere alla famiglia il nascituro, una femmina, cui fu imposto il nome (per volere dell'entità) di Patience Worth Wee Curran. Negli ultimi anni, la signora Hutchings, dal momento che era emerso che la sua presenza non era necessaria per i colloqui con l'entità, era sparita dalla circolazione. Nel mentre, la fama del caso Worth aumentavano progressivamente; uscì "La speranza del vero sangue" (editore: Kaspar Yost), che ottenne, nonostante la solita verbosità di Patience, pareri favorevoli da parte della critica. Tuttavia, a partire dal 1918, emersero i prodromi di un generale calo di interesse verso il caso. Un duro colpo venne inferto dagli articoli, comparsi sul "The Atlantic Monthly" , della giornalista e scrittrice Agnes Repplier, la quale esprimeva il suo disappunto sulle opere letterarie dell'entità, asserendo, causticamente ma giustamente, che siccome la Worth era defunta, si correva il rischio che dominasse la scena in eterno. Inoltre, quando, nel 1920, morì William Marion Reedy, la Worth perse uno dei suoi più fedeli e strenui difensori; nel frattempo, un altro notevole attacco venne sferrato dalla rivista "Unpartizan Review" dal critico Mary Austin, come si firmava: in realtà, si trattava della Holt, editrice delle opere di Patience Worth. La salute di John Curran, come se non bastasse, iniziò ad incrinarsi e, nel giugno 1922, dopo più di un anno di malattia, si spense. La vedova Curran era al terzo mese di gravidanza e oramai aveva la responsabilità di quattro persone: lei stessa, la madre, la figlia adottiva e la bimba che portava in grembo. Per di più, la pubblicazione degli scritti dell'entità non avevano certo contribuito ad arricchirla: la vedova si trovò pertanto costretta a tenere alcune conferenze a Chicago.

Venne poi la morte della madre. Altro duro colpo.

Tuttavia, in seguito, si fece avanti, quasi come salvatore, un ammiratore della figura e degli scritti di Patience, tale Herman Behr, di New York: garantì alla Signora Curran un mensile di 400 dollari e finanziò la pubblicazione di tutti gli scritti medianici della Worth. Però tutto collassò: l'interesse verso l'entità e la sua opera era oramai in arrestabile declino, complice il fatto che quella era l'epoca di Joyce, Hemingway e Dos Passos. Nel 1923, la signora Curran acconsentì che la figlia adottiva andasse a vivere in California, ove, dopo tre anni, la giovine si sarebbe sposata con un medico in pensione, Henry Roger, più anziano di lei. La notevole differenza d'età tra i due aveva presto minato la stabilità del matrimonio, giungendo alla separazione della coppia. Nel 1930, fu la volta della vedova Curran di raggiungere la California: passò a Los Angeles, ove frequentò un gruppo di spiritisti suoi ammiratori. L'anno dopo si risposò con Robert Wyman, una sua vecchia fiamma. Trasferitasi poi a Culver City, la Curran aveva ripreso le sedute medianiche con Patience Worth, la quale seguitava ad essere allegra, spensierata e verbosa. Improvvisamente,nel novembre 1937, la medium annunciò che l'entità, in un suo messaggio, asseriva di vederla prossima alla morte, benché la donna sembrasse godere di ottima salute. Il giorno del Ringraziamento fu però assalita da una grave forma di influenza che la condusse a morte il 3 dicembre 1937 all'ospedale di Los Angeles. Sua figlia adottiva morì improvvisamente nel 1943 di attacco cardiaco. La ridda di ipotesi circa Patience Worth ruota essenzialmente attorno a due poli: essa era davvero uno spirito disincarnato, oppure era un caso di doppia personalità, di cui la Curran sarebbe stata affetta. C'è tuttavia da notare che, nella maggioranza dei casi, chi soffre di personalità multipla ha avuto traumi in età infantile e adolescenziale: la Curran, al contrario, ebbe una fanciullezza e una giovinezza felici. Dunque? Può essere possibile che, eccezione nella casistica psichiatrica, soffrisse comunque di questo disturbo? Poi, nella casistica delle comunicazioni spiritiche, si rileva che uno spirito difficilmente le entità che si presentano sono chi dicono di essere: pertanto, questa Patience Worth, potrebbe essere sì uno spirito disincarnato, ma di una mitomane con ambizioni poetiche: e questa è un'ulteriore ipotesi. E poi, perché, quando le venivano poste domande personali, Patience Worth restava sempre sul vago, evitando di dare risposte precise che avrebbero dato una patente di serietà e veridicità al suo caso? Personalmente penso sia difficile pronunciarsi favorevolmente, mancando precisi riscontri scientifici (come aveva asserito, del resto, il già citato professor Hyslop) derivati da misurazioni accuratamente compiute, al fine di rilevare, come minimo,se effettivamente si era in presenza o meno di un qualcosa che sfuggiva alle leggi fisiche. Se detti riscontri fossero stati effettuati, e se si fosse rilevato che si era in presenza di fenomeni anomali ed extra-scientifici (ossia, al di là delle leggi scientifiche conosciute) allora si sarebbe potuta prendere in considerazione, a mio avviso, l'ipotesi paranormale, sempre, tuttavia, con ragionata prudenza.

Fonti:

Colin & Damon Wilson, "Il grande libro dei misteri irrisolti", edizioni Mondolibri, Milano 2003.

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