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L'isola…che non c'è!

a cura di Alberto Rossignoli

L'ultima volta è apparsa nel 1831 a trentasette gradi e undici primi di latitudine nord, dodici gradi e quarantaquattro primi di longitudine est da Greenwich: è un'isola tra la Sicilia e Pantelleria: è un'isola che ha la caratteristica di apparire e scomparire, il cui nome più recente è Ferdinandea.

Ma cosa è accaduto, nello specifico?

Tra il 22 e il 29 giugno del 1831, sulla costa siciliana si registrarono alcune scosse sismiche; circa dieci giorni più tardi, l'8 luglio, sorse una colonna d'acqua di altezza pari ad almeno 50 metri, nella zona compresa tra la costa e l'isola di Pantelleria. Nei giorni seguenti fu vista anche una colonna di fumo, anticipatrice di un'eruzione vulcanica (con lapilli e pomici). Il 16 luglio, nel punto in cui il mare misurava più di 200 metri di profondità, emerse un'isola dall'altezza di 50 metri circa e dalla circonferenza di 4 chilometri circa. Da Sciacca fu inviato un ufficiale giudiziario per far luce su quanto effettivamente avvenuto in quel tratto di mare, in genere non movimentato. Un peschereccio, con alla guida Michele Fiorini, attraccò sulla nuova isola: i membri dell'equipaggio, senza perdere tempo, piantarono un remo su quel lembo di terra, conquistato ora, di fatto, dai siciliani, poiché per primi vi avevano messo piede. Nel frattempo, i fenomeni sismico-vulcanici continuavano e si protrassero per quasi tutto luglio. Sulla "Gazzetta di Malta" del 10 agosto, si riferiva che tale capitano Humphrey Sanhouse era sbarcato dalla sua nave (la Hind), sulla nuova (e fumante) lingua di terra, piantandovi la bandiera britannica. Meno di una decina di giorni dopo, Ferdinando II di Borbone (re di Napoli e di Sicilia) annetteva l'isola al proprio regno, chiamandola "Ferdinandea" : detta denominazione gli fu suggerita dal professor Carlo Gemmellaro, un geologo dell'Università di Catania, che fu tra i primi a studiare la nascita e lo sviluppo di quella nuova isola. Verso la fine di settembre, su Ferdinandea approdò una spedizione scientifica organizzata dal professor Constant Prevost: un'altra bandiera, in quei giorni, sventolava sull'isola, e quest'ultima fu ribattezzata l'isola Giulia. Da allora, si potè assistere a un continuo andirivieni di colonizzatori e scienziati, che non mancarono di mutar nome a Ferdinandea: si pensi che, in un mese, cambiò ben sette nomi! Nel 1835, ove in precedenza si trovava il lembo di terra, rimaneva nulla più che un piccolo rilievo subacqueo, la cima del quale era a 3 metri di distanza dalla superficie marina; per circa un ventennio non diede ulteriori segni di vita. Nell'agosto 1863, riprese l'attività vulcanica e l'isola riemerse ma, dopo pochi giorni, fu inghiottita dalle onde

Diversi scrittori, pittori e musicisti fecero riferimenti a Ferdinandea: ricordiamo Camilleri, nel romanzo Un filo di fumo, Alexandre Dumas, in Viaggio in Sicilia, il compositore Francesco Pennini, nell'opera teatrale Descrizione dell'isola Ferdinandea, unitamente a una buona schiera di pittori del XIX secolo. Inutile dire che questo fu un mistero, ma soltanto nell'Ottocento: ai nostri giorni, sarebbe considerato come un evento naturale, non avente nulla di particolarmente misterioso e straordinario. Ferdinandea è tornata alla ribalta all'inizio di settembre 2001, a seguito di un vergognoso atto vandalico: venne distrutta un'epigrafe (rivendicante l'isola al popolo siciliano) che, in passato, fu posta sull'isola e che oggi giace nel Canale di Sicilia. Di chi è la responsabilità di questa bassa azione? Le ipotesi sono tante, ma nessuna certezza, a quanto sembra.

Intanto, Ferdinandea giace nel fondale marino e sembra, per ora, non voler riemergere: che sia un bene o un male?

Fonti:

Massimo Centini, Misteri d'Italia, Newton & Compton Editori, Roma, settembre 2006

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